Cos’è Clubhouse? Tutte le volte che viene fuori un social network tutti, o quasi, si chiedono cosa sia, cosa faccia, e magari gli affibbiano l’etichetta di «nuovo Facebook». Nessuno si è mai preso l’azzardo di sfidare, quanto a numeri, il gigante Mark Zuckerberg: ma le nuove piattaforme raccolgono milioni di utenti, producono ricchezza e sono le prove della direzione intrapresa dai nuovi social media. L’ultimo caso è Clubhouse, app giunta prima sui radar dei grandi investitori Usa e oggi sulla bocca degli utenti di mezzo mondo. Di cosa si parla?
E’ presto detto.
Clubhouse è l’unica creatura di Alpha Exploration, una società che – riferendoci al profilo Linkedin del suo co-fondatore, Paul Davison – è nata solo nel febbraio 2020. Tre mesi dopo un investimento da 12 milioni di dollari valutava l’app circa 100 milioni. Questo malgrado, all’epoca, non aveva neppure un sito ed era frequentata da appena 1500 soggetti. A volte, però, gli iscritti non si contano ma si pesano: Clubhouse ha attirato sin da subito l’attenzione degli investitori. E a confermarlo non c’erano solo quei 12 milioni ma anche la mano che li aveva tirati fuori: vale a dire il fondo di venture capital Andreessen Horowitz, tra i primi a puntare su Twitter, Facebook, Groupon, Coinbase e Airbnb.
Se l’uscita dai blocchi è stata fulminea, nei mesi successivi l’app non ha certo rallentato: gli utenti sono diventati circa 2 milioni, solo su iOS. L’app è infatti disponibile per i dispositivi Apple ma non ancora per Android (che è il sistema operativo più diffuso al mondo). l’espansione pare essere solo all’inizio. La valutazione di Clubhouse è schizzata a un miliardo. Il funzionamento è chiaro: Clubhouse è pensato per funzionare in stanze, nelle quali gli utenti possono scambiarsi messaggi vocali a piacimento. Una volta chiusa la stanza, non vengono registrati ma vendono eliminati. Ad aumentare il rilievo della privacy c’è poi la caratteristica cruciale del social: non ci si può iscrivere in modo libero ma si accede solamente per invito di un altro utente.