GOOGLE ANNUNCIA LO STOP AL TRACKING DEGLI UTENTI PER VEICOLARE LE INSERZIONI PUBBLICITARIE

Quante volte vi è capitato di cimentarvi sul web alla ricerca di un determinato prodotto e poi, nei giorni successivi, di essere inondati di pubblicità ed offerte relative al quel prodotto che avevate cercato in rete? Sempre! Questo per effetto di uno specifico ‘algoritmo’ che Google (il motore di ricerca maggiormente usato al mondo), usa per ‘seguire’ un utente nel corso della sua navigazione, così da creare un vero e proprio profilo caratterizzato dalle sue specifiche preferenze, sulle quali far leva in termini pubblicitari. In sostanza, si tratta dell’ormai rodata tecnologia di tracking (comune ai maggiori siti), per mezzo della quale, a ‘colpo sicuro’, i cookie ‘veicolano’ le inserzioni promozionali.  

Google ha realizzato che, ‘snervando’ i clienti con il ‘tracking’, rischia di perderli 

Un sistema non illegale ma certo ‘quasi’, ed ’antipatico’ anche perché, come detto, a volte rende la navigazione farraginosa, nel dover continuamente eludere offerte e pubblicità ‘a senso unico’. 

C’è inoltre da sapere che, sempre Google, ai fini di ‘vendere’ come si deve i suoi servizi, quantifica anche il tempo di attenzione dell’utente rispetto ad un’inserzione od uno spot. Così, nel tempo, gli esperti ‘sviluppatori’ di Mountain View, alla luce della velocità con la quale alcuni promozioni venivano puntualmente saltate dai navigatori, hanno realizzato che questo sistema rischiava di irritare al punto tale, che qualcuno avrebbe anche potuto cambiare motore di ricerca. Di qui l’annuncio dell’imminente stop, dal prossimo anno, a qualsiasi forma di ‘controllo’ e tracciamento della navigazione.         

Google: deve prevalere l’immagine di ‘azienda seria’ ed impegnata a tutelare la privacy

Bene, sospirerà la maggior parte degli utenti. Ma, avendo invece idea i più attenti, di cosa significa per Google ‘rinunciare’ ad un sistema in grado di generare ‘vagonate’ di denaro, replicheranno: perché lo fa? Intanto, anche se oggi può sembrare una motivazione ‘leggera’, per un colosso di tali dimensioni, prevale l’accortezza di conservare un’immagine conquistata a suon di investimenti. In secondo luogo, non dimentichiamolo, a certi livelli dimostrare di saper tutelare la privacy degli utenti è ‘sacro’. 

Google non può comunque rinunciare ad un settore che genera un giro da 300 mld di dollari

Del resto parliamo di un’azienda che oggi nel mondo controlla oltre il 50% del mercato pubblicitario digitale. Basti pensare che, soltanto nel 2020 questa ‘fetta’ di mercato ha rappresentato qualcosa di molto vicina ai 300 miliardi di dollari! 

Intendiamoci, cambierà quindi il sistema di tracciamento, ma ovviamente non l’investimento sulla raccolta pubblicitaria. 

Google, il manager: “Elimineremo efficacemente i cookie di terze parti dalle tecniche pubblicitari”

Nuove tecnologie, tuttora allo studio, come ha infatti recentemente annunciato il responsabile di Product Management (ed Ads Privacy and Trust di Mountain View), David Temkin, consentiranno infatti di ‘veicolare’ le offerte, senza però necessariamente ‘pedinare’ pedissequamente l’utente. “I nostri ultimi test – spiega Temkin – mostrano un modo per eliminare efficacemente i cookie di terze parti dalle tecniche pubblicitarie, rendendo anonimi i singoli all’interno di grandi raggruppamenti di persone con interessi simili”. Al momento però, quello che è certo, è che il traccino finirà a favore di un cambiamento: “Mantenere Internet libero e aperto richiede a tutti noi di fare di più per proteggere la privacy”, ha infatti ammesso Temkin. 

Google, una ‘buona azione’ seguita anche da Fb e dagli altri colossi digitali…

Un dietrofront, come dicevamo, sul quale ‘pesa’ anche l’interessamento, a livello globale, sia dei garanti della privacy, che dell’Antitrust. Tanto è che, guarda caso, anche altri colossi digitali, Facebook in testa (per altro ‘abbondantemente attenzionato’ per la sua poca trasparenza), hanno annunciato uguale ‘ripensamento’…